MASSIMO FESTI

BIOGRAFIA

Massimo Festi (24/10/1972) vive a Ferrara. Diplomato nel 1998 all'Accademia di Belle Arti di Bologna con il teorico di mutazioni legate ai linguaggi visivi Francesca Alfano Miglietti (FAM), sviluppa una ricerca incentrata sull’individuo e sull’identità attraverso una pluralità di mezzi: fotografia, video e performance.

Le sue figure ambigue, creature imperfette e nello stesso tempo patinate, nascondono mostri inaspettati. Smentiscono - tra feticismo, antieroismo, erotismo e autocensura - la loro apparenza per crearsi un copione su misura, mascherandosi sotto forma di stereotipi per tentare inutilmente di nascondere la terribile memoria inconsapevole del sé.
Ha esposto in Italia e all’estero, hanno scritto di lui Luca Beatrice, Gianluca Marziani, Francesca Baboni, Isabella Falbo, Teresa Macrì, Micol Di Veroli.

CONTATTI

www.massimofesti.com
https://www.facebook.com/massimo.festi
 

INTERVISTA

D. Cosa ti ha spinto a proiettarti nel mondo dell'arte ?

R. Non so se sono proiettato nel mondo dell’arte, ma ci vivo, ci soffro e gioisco, non posso fare altrimenti.

 

D. Come interpreti il concetto di "HeArt" nella mostra?

R. Il mio lavoro indaga il concetto di identità attraverso il corpo e quindi attraverso il cuore, come alterazioni dell’immaginario collettivola e la mutevole fisicità dell’esistenza. L’esspressione artistica può formulare non risposte ma dichiarazioni sulle problematiche identitarie e per quanto riguarda quelle che propongo io, che hanno un cuore pulsante, vogliono ancora diventare.

 

D. Come nasce e si sviluppa la tua immagine nel mondo dell'arte?

R. Nasce dal bisogno di raccontare ciò che siamo, ciò che sono, penso, voglio, desidero, temo. È una sorta di chimica alla quale non posso scappare e che sento la necessità di condividere o dare in pasto agli altri.

 

D. Quali sono le tecniche principali usate nei tuoi lavori ? 

R. Utilizzo prevalentemente la fotografia, a volte il video e la performance per dare movimento e fisicità agli stessi soggetti che fotografo, quasi per liberarli, o forse per soddisfare il mio spirito voyeuristico.

 

D. Da dove trai ispirazione per la realizzazione delle tue opere ?

R. Dal nostro vissuto, da tutto ciò che vive più o meno manifesto nell’animo umano, e dai miei desideri ed eroi/antieroi di bambino.

 

D. Che relazione tendi ad instaurare con il tuo pubblico?

R. Sono un uomo e faccio delle cose per me e per loro.

 

D. Nelle tue opere i soggetti hanno spesso una maschera, quasi ad evocare la possibilità di avere un’identità “libera”, pensi che questo accada anche nella realtà? 

R. La maschera seconda pelle può liberare, imprigionare, contenere, trasformare, proteggere, nascondere, rivelare, e questa fa parte della realtà e delle tante identità possibili, e della ricerca della libertà 

 

D. L'arte in questo millennio dal tuo punto di vista critico.

R. Non so mi vengono in mente queste parole: interessante, abbastanza antropomorfa, discutibilmente concettuale, fanciullesca, viziata, ancora necessaria…

 

D. Descrivi la tua arte in un'espressione

R. Irreversibile